venerdì 6 gennaio 2012

Tra mozzarella y the çay

Istanbul. 
Turchi caronti traghettano cittadini e turisti da un lato all'altro della città. Nelle giornate di nebbia, il limite tra cielo e mare è impercettibile, i minareti scompaiono nella foschia, nel grigio si intravede qualche gabbiano circondare la Torre Galata, mentre il muezzin richiama alla preghiera; in quelle di sole, le cupole brillano in uno skyline fatto di moschee e tetti, alberi spogli e torri, galleggiando sullo stretto del Bosphoro al suono del sacro richiamo. In questo mare si incontrano Europa e Asia, Mar Nero e Mar della Marmara. E un pò di Mediterraneo. Dopo dieci mesi, 12000 km e tante storie da raccontare sono giunti anche Luis e Mercedes, i giovani ciclisti partiti quasi un anno fa da Siviglia con un tandem e un sogno: unire a pedali le città del Mediterraneo, far riemergere sulle sponde del mare il senso della comune appartenenza.
E qui, sul Bosphoro, li ritrovo.
Con emozione, dubbi e tristezza li avevo lasciati quattro mesi fa dall'altro lato, a Bari, con volti abbronzati e gambe scoperte, bevendo birra e mangiando panzerotti, quando io iniziavo a parlare spagnolo e loro ormai padroneggiavano la lingua italiana. Adesso siamo più bianchi e più coperti, spesso si parla inglese, si sorseggia the çay a qualsiasi ora del giorno, si mangiano doner kebab e cibi speziati. Finita l'estate, passato l'autunno e arrivato l'inverno, dopo aver attraversato la costa adriatica, varcato il confine italiano, pedalato per i Balcani e la Grecia, tante cose sono cambiate.
La crisi economica europea a nord e le rivolte arabe a sud del mare hanno fatto cambiare governi e crollare dittatori. Nel loro Paese, la Spagna, i cittadini hanno scelto un nuovo leader, mentre nel mio, in Italia, il cambio non è stato frutto di una scelta popolare ma di una decisione tecnica presa a metà tra banche e istituzioni. In Libia un dittatore è stato ucciso. In Tunisia e Egitto due dittatori si sono dimessi e per i loro successori si è votato. Nel primo caso si è trattato delle prime elezioni libere dopo vent'anni, nel secondo si continua a manifestare sanguinosamente. Un pò più a est, in Siria, un altro dittatore resiste e contro di lui la popolazione è ormai militarmente organizzata e continua a scontrarsi con le forze di governo. Si chiudono così le porte di un Paese impenetrabile. E se gli scontri non cessano di produrre morti, che a dicembre si stima essere più di cinquemila, come poter pensare di attraversare anche questo confine ? Un tandem è solo un tandem, e non un osservatore internazionale.
Eppure osservare è una delle attività principali di Luis e Mercedes. Osservano i paesaggi cambiare, dal caos della costa Italiana all'ordine turistico di quella Croata, fino ad arrivare alla desolazione di città albanesi che sembrano essere sempre in guerra. Osservano i caratteri della gente mutare, e confrontano la quasi invadente ospitalità italiota a quella più diffidente ma sempre calda del popolo montenegrino. Osservano la povertà e l'interazione tra cooperanti internazionali e popolazione locale. Osservano la mano dell'uomo che distrugge la bellezza naturale e costruisce, ma apprezzano la natura intatta dove vi sono paesaggi sterminati e pochi centri urbani. Qui è difficile incontrare gente, allora familiarizzano con altri ciclisti, ognuno percorrente la propria avventura, chi dalla Francia alla Turchia da solo, chi con la famiglia per tutti i Balcani. Osservano l'evoluzione dei processi storici. In Grecia il turco è visto come nemico e della millenaria tradizione classica è rimasta intatta quella militare molto più di quella artistica. Eppure, nelle case si può danzare il rembetiko greco che richiama i suoni della danza sivigliana e che li aiuterà ad approcciare quella turca.
Di musica in musica, lasciano la Grecia, attraversano le due città militarizzate al confine di Evros, e approdano in Turchia. Qui, a Istanbul, tutto si ricongiunge. Il Mediterraneo al Mar Nero, il passato dell'Impero Romano d'Occidente a quello d'Oriente, la storia andalusa a quella ottomana.
La sorella di Luis, una coppia di amici arrivati dalla Svizzera, e io, a loro.
La casa dove abitiamo è anche una scuola di lingue in cui un'altra giovane coppia, Tugrul e Ozge, da lezioni di inglese e spagnolo. In cucina si sorseggia thè, in salotto si praticano dialoghi bilingue di giorno e si balla la sivigliana, la taranta e il sirtaki di notte. Tra un negozio vintage all'ultimo grido di Beyoglu e la quiete meditativa di una moschea di Sultan Ahmet, tra il caos di un bazar e la raffinatezza di un museo di arte contemporanea, la cultura mediterranea si arricchisce di un patrimonio che è insieme occidentale, orientale, europeo, asiatico, arabo. Troppo grande e ricco perchè il viaggio di Luis e Mercedes si fermi.
Anche se le ultime notizie non fanno pensare alla possibilità di attraversare la Siria e dall'ambasciata il divieto si fa ufficiale, con l'aiuto della famiglia turca e la fiducia di sempre si organizzano e decidono di adattarsi al cambiamento. Che le due ruote diventino quattro per esplorare la Turchia, e che si imbarchino in un aereo per volare sulla Siria, atterrare in Giordania, Egitto, Tunisia, e proseguire pedalando.
Li osservo mentre organizzano il viaggio in Turchia. Davanti alla cartina sorseggiamo l'ennesimo çay . Tugrul indica luoghi da visitare, e pensa agli amici che nelle varie città potrebbero ospitarli. Mercedes appunta tutto sulla sua agendina, Luis si interroga su tempi e kilometri da percorrere. Cerco di immaginare i nuovi meravigliosi luoghi che li attendono. Egeo, Anatolia, Cappadocia.
Ancora una volta sul mare, ancora una volta triste di lasciarli, li saluto. Ma posso portare buone notizie a chi mi chiede di loro. La famiglia è unita, i viaggiatori pronti al cambio. 
Nella macchina come nel tandem, nella stiva di un aereo come nelle due ruote, viaggerà ancora la voglia di osservare, conoscere, scoprire, addentrarsi in ciò che rende il Mediterraneo così affascinante: la diversità e lo scontro. 
Superandone le difficoltà per farne emergere ricchezza e bellezza.